L’occupazione è la causa del conflitto

31.03.2024
L'occupazione è la causa del conflitto
L'occupazione è la causa del conflitto

La questione israelo-palestinese è una delle più complesse e controverse del mondo contemporaneo, caratterizzata da decenni di conflitti, sofferenze e violazioni dei diritti umani. Al centro di questa complessa realtà si trovano anche i soprusi di Israele nei confronti del popolo palestinese, un argomento che richiede una profonda riflessione e un impegno attivo per il raggiungimento di una pace giusta nella regione mediorientale.

Uno dei principali crimini commessi da Israele è rappresentato dall'occupazione illegale dei territori palestinesi, iniziata nel 1967 (Risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU). Questa occupazione militare è stata accompagnata dalla costruzione di colonie illegali in Cisgiordania (Risoluzione 446) e a Gerusalemme Est (Risoluzione 2334), in palese violazione del diritto internazionale. Oltre alla colonizzazione dei territori occupati, la politica israeliana di apartheid, che discrimina sistematicamente la popolazione palestinese, ha esacerbato le disparità sociali ed economiche, creando un sistema di oppressione basato sull'etnia.

I crimini di Israele in Palestina non si sono limitati all'occupazione e alla colonizzazione, ma includono anche gravi violazioni dei diritti umani. Queste violazioni si manifestano attraverso l'uso eccessivo della forza militare; l'arresto arbitrario di civili palestinesi, anche minorenni; il trattamento inumano dei prigionieri, inclusa la tortura; la negazione delle libertà fondamentali e la demolizione di case palestinesi senza alcuna giustificazione legale. Tali azioni costituiscono una violazione del diritto internazionale e dei diritti umani.

Uno dei crimini più gravi e duraturi commessi da Israele è rappresentato dalla negazione del diritto al ritorno dei profughi palestinesi, esiliati dalla loro terra durante la Nakba (in arabo: catastrofe) del 1948. Questi profughi, e le loro famiglie, continuano a vivere in condizioni di povertà, persecuzione e precarietà nei campi profughi, in attesa di poter fare ritorno alle loro terre e proprietà. Il rifiuto di Israele di affrontare questa questione rappresenta una ulteriore ingiustizia fondamentale (Risoluzione 194).

Di fronte a queste gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale, è fondamentale che la comunità occidentale agisca con determinazione per porre fine all'impunità di Israele, al ripristino del diritto internazionale e dei diritti umani, nonché alla promozione di soluzioni rapide e giuste per questo conflitto asimmetrico, giunto ormai al Tribunale internazionale dell'Aia.

Il riconoscimento dei crimini di Israele in Palestina è un passo essenziale verso la comprensione della reale complessità di questo lungo conflitto. Le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e dell'Assemblea Generale dell'ONU devono essere applicate! La comunità occidentale deve unirsi per condannare queste violazioni e sostenere il popolo palestinese nel loro legittimo diritto all'autodeterminazione, alla libertà e alla giustizia.

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