Racconto: Il corridoio degli addii
"A Natale non sarò con voi, impegno di lavoro improvviso" dice Rosario ai bambini. Teresa lo chiama in cucina per chiedergli spiegazioni. Lui farfuglia, si contraddice, mette insieme parole senza senso. Lei alza la voce, pretende la verità. Rosario le tira uno schiaffo. Teresa si affloscia contro la finestra e si copre la bocca con una mano. Ha la nausea, sente esplodergli la febbre e, dentro, l'angoscia di stare per affogare. La frana viene giù quando lei ha trent'anni, due bambini, una casa di proprietà, e il progetto di costruire una famiglia felice con un uomo che, adesso, a distanza di tredici anni, non riconosce affatto.
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Teresa si era innamorata di un ragazzo della sua stessa età, simpatico, curioso di tutto, abbastanza l'opposto di lei, razionale, solida, attenta alle apparenze. In tre anni si sposano e, dopo una gravidanza difficile, arrivano due gemelli, Carmine e Rosalia. Lei aveva lasciato il lavoro da commessa, allora facevano quasi tutte così, senza vivere particolari conflitti. "La famiglia viene prima di ogni cosa, è un dovere per una donna, ricordalo". La madre le aveva ripetuto quelle parole così tante volte che Teresa era finita per crederci davvero, assorbendole dentro di sé. Rosario era l'uomo giusto, il matrimonio sarebbe stato felice. A venti anni ci si è appena affacciati alla vita, la fiducia è solida, le aspettative alte, gli ostacoli si affrontano meglio in coppia. Ma una crepa si era aperta tredici anni dopo il matrimonio. Era bastato uno schiaffo, un solo schiaffo, al quale però se ne aggiunsero altri a distanza di poco tempo. Le parole della madre avevano una tonalità nuova, diversa, negativa. "La famiglia viene prima di ogni cosa..." della serenità, del rispetto, della libertà?. "È un dovere per una donna..." subire, restare in silenzio?. "Ricordalo".
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La mattina del 12 maggio 1974, il paese è già arroventato dal sole. Teresa ha gli occhi duri come i ciottoli della strada e malinconici come le foglie dopo un acquazzone. Un livido violaceo ancora pulsante sulla pelle del viso è nascosto malamente da un trucco raffazzonato. Cammina con passo svelto, deciso, i bambini tenuti per mano, che la seguono sempre dovunque. Entra nella sede elettorale, mostra il documento d'identità e firma il registro. Tutti gli sguardi sono fermi sui suoi bambini e, in particolare, su di lei. Teresa fa finta di nulla ed entra nella cabina elettorale con gli sguardi dei presenti ancora addosso. Sente caldo, asciuga la fronte e allarga il colletto troppo stretto della maglia. Finalmente può dire ciò che vuole, anche se è un segno sul foglio. Ma è un segno importante. Afferra la matita.
REFERENDUM POPOLARE
per l'abrogazione della legge 1 dicembre 1970, n. 898
Volete che sia abrogata la legge 1 dicembre 1970, n. 898, "Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio"?
SI / NO
Teresa traccia un segno come fosse una incisione sulla pietra: NO. Sorride, è felice. Si augura che il referendum abrogativo venga respinto. È il momento di cambiare, troppe donne sono vittime di mariti violenti e crudeli. Fuori dalla sede elettorale aggiusta un trucco leggermente rovinato e il livido violaceo sulla pelle del viso torna difficile da vedersi. Non a Teresa, però, che guarda entrambi i suoi bambini. "Tu sarai padrona di te stessa" dice a Rosalia, "non permettere mai a nessuno di farti del male".
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"Stai commettendo un altro sbaglio" dice la madre.
"Non ho paura di divorziare".
"Invece dovresti. La gente parlerà".
"Parlino pure, a me non interessa".
"Non pensi ai tuoi figli? Farli crescere senza un padre".
Teresa infila il cappotto, afferra la borsa, fa per uscire.
"Ti avevamo consigliato di non sposare Rosario".
"Ho commesso un errore ma adesso rimedierò".
La madre scuote la testa contrariata. "Sappi che non avrai il nostro appoggio".
Teresa neppure la guarda, semplicemente chiude la porta dietro di sé.
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Quando tutto è già stato detto, rinfacciato, vomitato, allora si arriva al terzo piano del palazzo di giustizia di Palermo. È il corridoio degli addii, dove sulle dure panche in legno distribuite ai lati del lungo corridoio si possono cogliere gli echi delle liti tra gli ex coniugi, i clienti e gli avvocati, i pianti sommessi di chi è consapevole di restare solo e i sorrisi di chi pensa di aver vinto alla lotteria. Teresa è una delle prime donne a percorre il corridoio degli addii. Non sospira né fissa il vuoto. Ha trentatré anni, la tenacia di interrompere un matrimonio fallito per salvare se stessa e la famiglia dall'infelicità.
"L'assurdità è non riuscire a procedere né avanti e né indietro. Restare in mezzo, bloccati come un'automobile in panne sul ciglio della strada".
"Ha ragione, Teresa" dice l'avvocato, "Ma è sicura di volerlo fare?".
Si volta un istante a guardare i suoi bambini. "Sì, sicurissima".